A poco più di un mese dall’inizio del Campionato Italiano di Trial – che prenderà il via a Spoleto (PG) il 17 aprile – abbiamo fatto il punto della situazione della specialità con il Coordinatore Nazionale FMI, Albino Teobaldi.
Teobaldi qual è la fotografia del Trial in questo inizio di 2016?
“Prima di entrare nel dettaglio, credo sia doveroso fare un discorso di carattere generale. Il Trial sta vivendo da diversi anni un periodo di sofferenza e di crisi di mercato. Sappiamo bene che le cause sono molte ma le restrizioni ambientali, la crisi economica ed i giovani che sono indirizzati verso altre attività, sono un dato di fatto sociologico. Una realtà alla quale dobbiamo far fronte con coraggio e capacità di cambiamento. Il Trial parte già con numeri ridotti di mercato, in più la continua esasperazione tecnica dei mezzi non permette più un approccio facile ed immediato. Anche a fronte di costi più alti, al Trial si preferisce il Cross o l’Enduro, perché consentono ad un neofita un approccio più graduale. Oggi per guidare una moto da Trial devi essere già in possesso di un discreto bagaglio tecnico, altrimenti diventa molto, ma molto difficile”.
Un quadro lucido, ma non si è discusso forse troppo sui regolamenti?
“In questi anni abbiamo provato diverse soluzioni ma, per essere obiettivi, bisogna dire che non siamo arrivati a qualcosa di veramente nuovo, anzi. Da un certo punto di vista si è addirittura penalizzato il praticante di primo livello rendendo sempre più soggettivo il giudizio delle penalità. Abbiamo ascoltato il parere di tutti (forse anche troppo) con il risultato che il Trial rischia di parlare solo a se stesso e ai relativi “orticelli” personali senza aprirsi all’esterno, a nuovi appassionati, per uscire dalla ristretta cerchia dei soliti. Forse l’unico tentativo che aveva un senso è stato il Free Trial che ti permetteva di scegliere il tuo percorso senza nulla imporre. Chi si occupa dell’attività di base come noi, non può fare riferimento solo a supercampioni come Adam Raga che in un video si allena senza la ruota anteriore… Per carità, senza nulla togliere al campione ma dobbiamo pensare ai giovani e alla base dei praticanti”.
E quindi per il 2016?
“ La FMI ed il Comitato Trial hanno preso atto della situazione e con coraggio cercano di fare qualcosa di nuovo: una scelta coraggiosa che forse in parte stravolge il Trial tradizionale, ma almeno facciamo qualcosa per portare nuova linfa e nuovi appassionati nel settore. Sintetizzando: semplificazione, libertà per il pilota e un giudizio meno esasperato e meno soggettivo, sono gli assi portanti del rinnovamento che mettiamo in atto per il 2016! So bene che ci esponiamo a critiche, lamentele e giudizi di parte, ma non possiamo più aspettare e per questo abbiamo deciso di fare qualcosa di veramente utile per l’accesso al Trial. Concettualmente con il nuovo regolamento, stiamo cercando di dare un futuro alla specialità; altre discipline lo hanno già fatto da tempo. Tornare indietro, a mio parere, è un errore e non solo per i regolamenti. Ci vorrà un po’ di tempo, ma se riusciremo ad invertire la tendenza e a interessare qualche nuovo trialista vorrà dire che saremo stati lungimiranti e che siamo sulla strada giusta”
Ma per i piloti italiani che saranno impegnati nel Mondiale?
“Questo è un aspetto a prima vista negativo: ci saranno da parte dei nostri delle difficoltà per l’allenamento, ma è un prezzo del quale abbiamo tenuto conto. La Spagna, da anni leader del mondiale con quattro piloti, adotta un regolamento non molto distante dal nostro… Vorrà dire qualcosa”.