La quinta edizione del Transitalia Marathon è stata quella dei grandi numeri e delle grandi sfide: 350 partecipanti, metà dei quali stranieri in rappresentanza di 16 nazioni, quattro tappe per altrettanti giorni di viaggio, più di mille chilometri – l’80% su strade a fondo naturale – cinque regioni attraversate, una complessità amministrativa, organizzativa e logistica senza precedenti, ma alla fine l’obiettivo di Mirco Urbinati e del suo agguerrito staff di oltre 50 componenti perfettamente accordati è stato raggiunto in pieno.
Il tutto coronato da un livello di partecipanti senza precedenti: da Roberto Boano con la fida Africa Twin 04, ad Alex Zanotti su una poderosa Ducati Multistrada Enduro, da Renato Zocchi sulla sorprendente Honda X-Adv a Paolo Ceci su una rara Africa Twin 1000 Rally e Mario Ciaccia, la penna che da sempre racconta le sfide più coriacee del fuoristrada.
I motociclisti sono stati messi a dura prova fin dalle prime battute del mercoledì quando, dopo la partenza da Rimini, perfidi scrosci di pioggia hanno richiesto il massimo impegno di ciascuno. Una fatica premiata dall’arrivo nella suggestiva piazza di Sansepolcro animata dagli sbandieratori nei tipici costumi medievali.
Da lì in poi il meteo ha sorriso al Transitalia Marathon e soprattutto ai concorrenti che nella seconda tappa hanno potuto godere a pieno orizzonte dei panorami dell’Umbria che si godono da balconi naturali come il monte Cucco, la Valsorda e il Nido dell’Aquila sul Monte Pennino che ha preceduto la picchiata su Nocera Umbra, un borgo che ha importante per la manifestazione di Mirco Urbinati.
Ma giusto il tempo di togliersi la polvere di dosso e un po’ di stanchezza e i motori si sono riaccesi alla volta di Bolsena e del suo lago. Prima però, altri 270 chilometri nel cuore dell’Italia, fra il verde dell’Umbria e le pietre smosse del Lazio, toccando la Valtopina, Campello sul Clitunno, Sangemini e infine Bolsena che ai partecipanti ha offerto il suo cuore, piazza Matteotti. Sabato non è stato certo un giorno ‘festivo’ per la muta dei partecipanti che, dopo aver aggirato Acquapendente, hanno puntato sull’Amiata e quindi sulla Toscana. Sotto i tasselli sono sfilati la Valdorcia, il Chianti e la Valdichiana, lo sguardo ha incrociato i profili turriti di Pienza, Montalcino e Montepulciano e le vigne cariche di grappoli in attesa della vendemmia. Infine, l’arrivo a Castiglion Fiorentino (tappa finale) in un tripudio di abbracci, sorrisi, pacche sulla schiena solo in parte attutite dalle ‘corazze’ anticaduta. Una serata di festa, ma con una parentesi toccante: l’omaggio a Fabrizio Meoni, che di Castiglion Fiorentino era cittadino, con l’accensione da parte del figlio Gioele, della sua possente Ktm davanti a un pubblico rapito e commosso che ha poi ascoltato i progetti della fondazione che porta il nome del campione scomparso.
Mirco Urbinati, organizzatore: “Come ogni anno, una volta terminato l’evento rimangono molti ricordi emozionanti. Mi sento molto legato a tutti i partecipanti e a tutto lo staff, che riescono a rendere quella del Transitalia Marathon una vera e propria famiglia. Ringrazio tutti, coloro che riescono a rendere questa manifestazione una grande avventura”