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Le ragazze del cross. Giorgia Giudici: “Ho avuto tre gravi infortuni, ma è finita solo quando lo decido io”

Quarto appuntamento per conoscere meglio le cinque ragazze italiane che seguono Kiara Fontanesi nel Campionato Italiano Femminile Motocross Prestige.

Giorgia Giudici ha 28 anni e viene da Varese. È stata una delle protagoniste della grande crescita del movimento femminile e ancora oggi, nonostante alcuni gravi incidenti che l’hanno frenata, continua a schierarsi al cancello per fare la sua parte. Al momento è settima nella classifica assoluta del campionato, quinta delle italiane.

Come ti sei appassionata al motocross?
“Avevo 10 anni quando mio papà mi regalò la prima moto, una Honda Baja 50. Ho imparato ad andare in moto in un parcheggio del supermercato, facevo avanti e indietro senza neanche salire su un marciapiede perché avevo paura. Col passare del tempo abbiamo deciso di provare ad andare nel pistino dei bambini a Bellinzago e da quel momento è scoppiato un amore grande”.

A che età la prima gara?
“L’ho corsa a 14 anni con il Kawasaki 125 del team SDM. Loro mi hanno avvicinato al mondo delle gare dandomi una grande mano per diverse stagioni”.

Qual è il tuo ricordo più bello legato al motocross?
“Ho tanti ricordi belli di questo sport, tante esperienze nel campionato mondiale che ricorderò per sempre. Ma forse il ricordo più bello che ho è il podio al campionato italiano a Montevarchi nel 2020, che arrivò dopo un periodo veramente difficile, segnato da tanti infortuni con tante operazioni. Un periodo che mi aveva portato quasi a smettere di andare in moto; ma con costanza e sacrificio non ho mai smesso di crederci, mi ero allenata tanto e quella per me fu una grande soddisfazione. Un altro bel ricordo è la gara di quest’anno a Bosisio Parini, dove in qualifica ed entrambe le manche ho fatto quinta. È stato un ottimo risultato per me, perché il livello quest’anno si è alzato veramente tanto ed essere riuscita a concludere nella top five è stata una bella emozione. E poi come dimenticare la vittoria alla prima edizione del Trofeo delle regioni femminile, nel 2022, con la maglia della Lombardia”.

Come sta andando questa stagione?
“Questa stagione sta andando abbastanza bene. Non sono riuscita a dare il 100% fin dalle prime gare di campionato italiano, a causa delle pessime partenze che mi hanno costretta a correre sempre in rimonta, ma con il passare degli allenamenti ho lavorato molto sui punti critici e sono riuscita a migliorare le prestazioni e i risultati. Ho partecipato anche a due gare di campionato mondiale, in Spagna e Francia, e credo che questo, al di là delle grandi emozioni nel partecipare a competizioni di così alto livello, mi abbia aiutato ad aumentare il ritmo. Per poco non sono riuscita ad ottenere punti, ma credo che la partecipazione a questi due gran premi sia servita molto più di altre gare”.

Hai incontrato ostacoli o scetticismo quando hai deciso di fare questo sport così difficile?
“Il motocross è uno sport di sacrifici, dove purtroppo o per fortuna bisogna fare delle scelte. Io ho avuto la fortuna di avere un papà che mi ha sempre supportata, qualunque fosse la mia scelta. Purtroppo la mia carriera è stata segnata da tre infortuni molto gravi e questi posso definirli come ostacoli. I primi due infortuni tutto sommato li ho superati bene; l’ultimo, nel 2018, è capitato durante un allenamento dove ho subito la frattura di Lisfranc, una delle lesioni più gravi che possano capitare nella zona del piede. Ho rotto 19 ossa del piede e questo mi ha fatto fermare e riflettere per diversi mesi. Credo sia stato il periodo più difficile da quando pratico motocross: non riuscivo più a guardare una foto o un video di me in moto, mi faceva male. Poi un giorno il mio compagno Manuel Monni, parlando di tutti i suoi infortuni e di tutti i momenti difficili che aveva passato, mi disse di riprovarci, di allenarmi continuando a crederci come facevo prima e che solo con il duro lavoro avrei ottenuto quello che desideravo. L’ho ascoltato, il fatto che lui aveva vissuto situazioni simili alla mia mi ha spinto a riprovarci. Mi sono allenata fisicamente, ho cercato di fare più gare possibili per tentare di riprendere un buon ritmo e fare più ore in moto recuperando il tempo perso e ora devo dire che mi sento abbastanza bene”.

Studi, lavori o in generale fai altro nella vita oltre al motocross?
“Lavoro nello studio immobiliare di mia mamma, nell’hinterland milanese. Lavoro il lunedì e martedì intera giornata, i restanti giorni solo alla mattina, in modo tale che riesca ad allenarmi. Mi alleno in palestra, ma pratico molti sport tra cui tennis, nuoto, padel, bici e mi piace molto sciare”.

Cosa ti piace fare quando non sei in pista?
“Mi piace molto stare in compagnia e viaggiare, visitare posti nuovi. Attualmente è un periodo in cui stiamo costruendo casa e di conseguenza, essendo anche nel settore, la maggior parte del tempo la dedico alle scelte degli interni”.

Che ne pensi del campionato italiano femminile?
“Il livello del campionato italiano femminile in queste ultime stagioni si è alzato veramente tanto, la partecipazione anche di straniere lo rende ancora più competitivo. Ma penso che sia una cosa veramente molto bella e positiva per il nostro sport vedere così tante ragazze che si appassionano e che partecipano all’intero campionato”.

La tua pista preferita?
“È difficile rispondere a questa domanda perché non ho una pista preferita. Ho tracciati che magari preferisco rispetto ad altri a seconda della tipologia del terreno. Castiglione del Lago, Loket e Faenza sono piste che mi sono sempre piaciute”.

Hai un rituale che segui prima delle gare?
“No. Solitamente poco prima di partire mi isolo cercando di pensare alla pista, a non commettere errori e cercare di divertirmi dando il mio meglio”.

C’è una crossista che ammiri in particolare o che ti ha ispirato?
“Qualche anno fa ero con Kiara Fontanesi e, mentre chiacchieravamo, mi disse queste parole: ‘Devi credere in una persona e prenderla come riferimento, fare quello che ti dice nonostante ai tuoi occhi possa sembrare una cosa impossibile. Arrivare a fidarti a tal punto che se questa persona, il giorno prima della gara, ti dice di andare a scalare l’Everest, tu prendi e vai a scalare l’Everest. E poi ricorda che non è mai finita finché non lo decidi tu’. Al di là dell’ispirazione nei confronti di una crossista o dell’ammirazione nei confronti di Kiara, che oltre a essere una grande sportiva è una mia amica, io credo che queste parole, anche se per qualcuno possono non avere alcun significato, a me in tutti questi anni siano servite molto e mi abbiano fatto riflettere”.

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