Tecnica, velocità, spettacolarità. Lo speedway avrebbe tutti gli ingredienti per imporsi all’interesse non soltanto degli appassionati delle due ruote, eppure in Italia non è ancora riuscito a decollare del tutto. Le difficoltà sono tante, dal momento che tale disciplina necessita di impianti abbastanza costosi e di moto particolari. Ma la passione di chi si dedica a tempo pieno a questo sport non si arresta davanti a queste difficoltà. Su questo abbiamo incontrato Renzo Giannini, coordinatore di questa specialità, che con il supporto della FMI sta facendo di tutto per portarla alla ribalta. Abbiam fatto con lui un punto della situazione cercando di capire quali possano essere i margini di crescita dello speedway nel nostro Paese.
“Dei tre campionati a squadre organizzati dalla FIM (Pista lunga, Junior e Senior) – esordisce Giannini – l’Italia gareggia solamente nell’ultimo. Non abbiamo ancora un movimento che ci possa permettere di essere competitivi su più fronti”.
Come sono andate le cose quest’anno? “Il nostro obiettivo nel tempo è quello di riuscire a far qualificare la nostra nazionale alla fase finale. Quest’anno non ce l’abbiamo fatta dato che ci siamo classificati al terzo posto al round di qualificazione, mentre passava solamente la prima. Ci sono paesi che hanno una tradizione molto più sviluppata della nostra e noi dobbiamo migliorare ancora molto”.
Come si può crescere? “Dobbiamo assolutamente aumentare il numero di praticanti. Per prima cosa questo sport va fatto conoscere. Poi è necessario avere almeno un impianto per ogni regione. Sono obiettivi ambizioni ma non impossibili. Con il supporto della FMI e una politica di comunicazione più consistente possiamo in maniera graduale centrare questi traguardi”.
La speranza è di tutti. Riuscire a primeggiare in uno sport in cui non abbiamo una storica tradizione sarebbe segno di un lavoro svolto in maniera ottimale, e la FMI si augura di poter contribuire in maniera sempre più attiva alla crescita di questo sport.